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HANNIBAL STORE X FACT FARM: GIOIE E DOLORI DI MARY JANE

HANNIBAL STORE X FACT FARM: GIOIE E DOLORI DI MARY JANE

In occasione del lancio di questa capsule realizzata con FACT Farm, abbiamo parlato con Giovanni, co-founder, che ci ha raccontato gli aneddoti, i nomi, i vantaggi e le difficoltà che ruotano attorno a una pianta apparentemente così semplice ma allo stesso tempo molto complessa come la marijuana.

La storia ormai nota che gravita attorno al 4:20 si lega a un gruppo di ragazzi americani che si definivano "Waldos" , dal wall, il muretto attorno a cui si trovavano abitualmente per fumare, ma a questo numero e alla cannabis sono legate diverse storie leggendarie. Infatti non è tanto la vicenda di questi 4 personaggi ad essere interessante, ma l'evoluzione del 4:20 nella storia cannabica passando da ora a data, il 20 aprile, e diventando un elemento folkloristico della cultura underground: chi faceva uso di marijuana o cannabis magari aveva un adesivo con il 4:20, o durante l'ora 4:20 magicamente spariva.

A livello di iconografia questo fenomeno ha visto una crescita esponenziale portata dal fatto che questa scritta si potesse trovare ovunque: per strada, attraverso un murales, un simbolo, un cartello stradale. Tutto ciò che era 4:20 rimandava all'universo della cannabis e spesso e volentieri  tutte queste cose venivano rubate ed è così che quello dei 420 miles diventa uno dei cartelli stradali più ambiti dagli amatori. Da qui la scelta dello stato americano di sostituire i vari 420 presenti sulle strade con il 419.9, dando involontariamente conferma di un fenomeno della cultura underground vivo e sempre più presente.

Tutto ciò è parte di una progressione della lotta continua alla marijuana, la cui bellezza è soprattutto quella del linguaggio sub-underground, a partire dal nome: ci sono decine e decine di nomi per definire lo spliff -una miscela di cannabis e tabacco rollato in una cartina- perchè ogni luogo, zona e gruppo ha il suo nome nato da cultura ed esperienze personali. Giovanni, ci racconta di un suo amico di Alassio che era solito a inserire le canne nel contenitore del termometro -il pic- motivo per cui la canna in tutta la riviera è diventata "il pic". Il joint, lo spliff, la zanca..sono tutti nomi nati nelle scuole per non farsi capire, e questa trasposizione apparentemente futura e moderna veniva in realtà già fatta allo stesso modo dai nativi americani per i conquistadores.

Ma perchè si chiama Marijuana? Perchè era collegata alla religione cattolica e cristiana, dove come diversivo si andava a venerare Mary Jane (anolaga alla Marijuana anche il San Pedro - cactus contenente la mescalina, un alcaloide psichedelico). Queste infiorescenze erano collegate a sub culture principalmente pagane legate ai concetti di energia e connessione con la Terra e che utilizzavano le piante allucinogene per avvicinarsi a Dio - finendo per venerare a loro volta le piante stesse. Culture che erano però costrette a nascondersi. Si tratta quindi di nomi nati perchè la cultura di massa non ha mai visto positivamente l'utilizzo di queste sostanze e quindi si sono trovate queste soluzioni in continua evoluzione per riuscire ad esprimere il concetto senza esplicitarlo, evitando di essere beccati dal governo stesso, dalla scuola, dal genitore. 

Ad oggi è ancora vivo il senso di proibizionismo che da sempre ruota intorno a questa pianta e al nome stesso di marijuana. Quella di FACT Farm può essere chiamata genericamente canapa, ma concettualmente è molto più legata alla marijuana. La canapa di per sé è un elemento estremamente versatile e sempre più utilizzato per scopi lontani dall'uso ricreativo e terapeutico che si ricava dall'infiorescenza: fibre, tessuti, mattoni per l'edilizia e tanto altro. Ancora oggi però c'è difficoltà a far comprendere una reale divisione di utilizzo di questa pianta poichè ciò che stiamo vivendo è un periodo di trasformazione sia per quanto riguarda la possibilità di coltivare la pianta sia per la destinazione di uso della stessa.

Il nostro corpo è naturalmente pronto per introdurre cannabinoidi, per via di due recettori - il CB1 e il CB2- che fanno parte del nostro sistema endo cannabinoide interno. Il CBD è in grado di aiutare il nostro corpo dando vigore ed equilibrando questo sistema naturalmente presente nel nostro organismo. “Noi ci occupiamo solo di produzione” ci racconta Giovanni “ma un po' per volta stanno spuntando centri dove ci sono dei professionisti che finalmente negli ultimi anni sempre più spesso accantonano il chimico a favore di soluzioni più naturali. È indubbio che l'aver messo questa pianta sotto torchio ha rallentato la cosa.”

Come risaputo per ogni cosa l'estremizzazione fa male e non porta il risultato voluto, ed è esattamente ciò che i ragazzi di FACT Farm cercano di convogliare con questo tipo di coltivazione, sperando in un domani fatto di regolamentazioni e linee guida più favorevoli a un mercato in via di sviluppo che permettano di far le cose bene e procedere senza intoppi, includendo anche investimenti culturali: uno dei grossi limiti infatti è dato dal fatto che anche la letteratura su questo argomento è da sempre limitata e demonizzata, non si può "studiare la marijuana", o comunque è molto difficile.

"Noi cerchiamo di fare la nostra piccola parte nel cambiare le cose anche se ad oggi in Italia è molto duro stare dietro alle decisioni da parte dello stato. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare il meglio per portare un prodotto, un fiore che esprima la cultura della coltivazione e ciò che c'è dietro e si spera in maniera non banale di riuscire a portare avanti un settore incredibile e giovane, con una media di 35 anni e una crescente creazione di posti di lavoro sul nuovo settore."

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